Turismo accessibile.

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Turismo disabili.

Disabili da soli in vacanza?

Un sogno, un’utopia?

Quanti sono coloro che pur avendo disabilità fisiche evidenti(pur mantenendo un certo livello di autosufficienza in vari ambiti) decidono di mettersi in viaggio da soli (senza la presenza di un assistente personale) e godere di una vacanza sotto tutti gli aspetti come le altre persone?

L’immagine stereotipata del disabile in carrozzina sul lungomare od in una zona turistica in presenza di un accompagnatore che spinge la sedia a rotelle è presente da sempre nell’immaginario collettivo, quasi fossee una cartolina storica.

La tecnologia ha finalmente da tempo permesso a persone disabili di ottenere una maggiore autonomia negli spostamenti con l’utilizzo di sedie a rotella motorizzate ed anche un miglioramento per quanto concerne molte azioni ed una serie di mansioni ordinarie, specie, quelle dedicate alla cura personale, ecc..

Quando però si potrà assistere ad un livello di autonomia molto ampio, per non dire totale in vari aspetti?

Si tratta purtroppo ancora di un sogno!

La tecnologia sta facendo passi da gigante per consentire ai soggetti con disabilità di riuscire a gestirsi sempre di più in modo autonomo, anche se il cammino da percorrere è ancora lungo.

Pensare che un soggetto disabile non del tutto autosufficiente possa andare in vacanza da solo o comunque partire senza accompagnatore, è ancora un sogno, magari trovando sul posto una forma di assistenza ‘locale’.

I limiti e le barriere non sono solo tecnologici, parliamoci chiaro!

Partendo dalle strade, ai marciapiedi, per non parlare dell’accessibilità alle cose apparentemente più banali, la strada da percorrere è ancora lunga.

La paura di trovarsi magari a gestire da soli delle situazioni critiche non previste, genera insicurezze e paure.

Turismo accessibile per disabili. Il salto ‘mentale’.

C’è anche un aspetto che non riguarda soltanto le barriere architettoniche ‘fisiche’, quelle fatte di scale, scalini e piccoli e grandi barriere.

Siamo purtroppo spesso ancora legati alla visione di una persona disabile considerata come: ‘inferma’, ‘limitata’ che per forza deve essere assistita come un bambino piccolo in ogni aspetto della sua giornata.

Per alcuni casi gravi, questo corrisponde alla realtà ma non è sempre così, diciamoci la verità.

La persona invalida deve essere aiutata nel corso tempo a rendersi maggiormente autonoma anche e sopratutto ‘mentalmente’ e non parliamo solo di questioni connesse alla vacanza, bensì, in tutti quegli aspetti legati alla gestione/pianificazione della sua vita.

Solo così, si potrà uscire da certe forme di isolamento che non riguardano esclusivamente : scale, muri, limitazioni fisiche, ecc..

Turismo accessibile. Il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto.

Molto è stato fatto in questi anni passati a partire dai viaggi aerei, alle crociere, all’accessibilità degli hotel, ai ristoranti e locali pubblici che ormai nella stragrande maggioranza sono predisposti a gestire l’arrivo e la presenza di persone con diversi gradi di disabilità.

Forse ora, si potrebbe ragionare sulla vacanza 2.0 per le persone con disabilità, cioè, in relazione al raggiungimento di un grado di autonomia che consenta loro di giungere a disporre di ulteriori spazi di autonomia, molto più ampia nella gestione quotidiana della vita.

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